Evidenza

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Il rischio per i bagnanti in presenza di opere di difesa delle spiagge

Il rischio per i bagnanti in presenza di opere di difesa delle spiagge

Pier Luigi Aminti (1,2)

(1) Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze
(2) GNRAC – Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero Via S. Marta 3, Firenze. Email: pierluigi.aminti@unifi.it

Premessa e Introduzione dell’Autore

E’ noto che sulle spiagge protette da opere di difesa avvengono incidenti con maggiore frequenza
che su spiagge naturali. In questa ricerca ho voluto evidenziare come le scogliere costruite per difendere le spiagge dall’erosione modificano il campo di correnti che si generano intorno ad esse durante le mareggiate.
La ricerca ha preso in esame le più diffuse tipologie di scogliere presenti sui litorali italiani evidenziando come le correnti raggiungano, in determinate condizioni, velocità molto superiori a quelle osservate in corrispondenza delle correnti di ritorno (rip current) presenti sulle spiagge non protette, che le zone di pericolo possono essere individuate e segnalate.
La ricerca illustra anche le modifiche che le opere di difesa determinano sui fondali circostanti con la formazione di buche di dimensioni e profondità tali da determinare condizioni di pericolo anche vicino a riva.
Utilizzando le usuali tecniche di modellistica numerica utilizzate per il progetto delle difese costiere sarebbe possibile, dato un sistema di difese già realizzato, determinare in quali condizioni di mare si sviluppi un sistema di correnti con velocità cosi elevata da mettere in pericolo i bagnati anche sufficientemente esperti nel nuoto.

Riassunto

I fenomeni di erosione costiera che colpiscono sempre più diffusamente le coste italiane hanno dato origine ad un continuo incremento delle opere di difesa, le quali sono particolarmente concentrate sui tratti costieri intensamente utilizzati per il turismo estivo. Lungo le spiagge italiane esistono prevalentemente opere di protezione basate su barriere emerse parallele a riva ed in alcuni casi sono presenti barriere sommerse. Tratti meno lunghi ma diffusi su tutte le coste, sono protetti con pennelli ortogonali a riva. Le correnti nella surf zone, indotte dal moto ondoso, vengono fortemente modificate dall’interazione con le opere di difesa con la generazione di forti gradienti di velocità che possono generare condizioni di pericolo anche per nuotatori esperti. La dinamica di queste correnti è variabile in funzione della direzione di provenienza del moto ondoso ma nel complesso risulta prevedibile con modelli numerici. In particolari condizioni fondali naturali a bassa pendenza di litorali sabbiosi vengono erosi o scavati generando approfondimenti improvvisi che possono rappresentare un pericolo per nuotatori inesperti. Le nuove tecnologie disponibili per i rilievi batimetrici permettono di identificare la posizione delle zone pericolose per una loro segnalazione.

Parole chiave: turismo balneare, morfologia della spiaggia, barre, rip current.

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L’annegamento: fisiopatologia e realtà attuale

L’annegamento: fisiopatologia e realtà attuale

Alfredo Rossi(1) e Paolo Curato(2)

(1) Direttore Generale Sanitario – Società Nazionale di Salvamento, Genova. Email: selika2@libero.it
(2) Fabio Curato: Comitato Medico-Scientifico– Società Nazionale di Salvamento, Genova. Email: paolocurato@libero.it

Premessa e Introduzione degli Autori

La Medicina, per essere efficace, non può prescindere dall’aggiornamento continuo al fine di garantire le migliori tecnologie e le più attuali soluzioni terapeutiche.
In quest’ottica abbiamo voluto “rivisitare” il tema dell’annegamento che, a nostro parere, viene troppo spesso affrontato (perfino nella definizione) in modo parziale se non in certi casi contraddittorio.
Vengono quindi analizzate le definizioni, la fisiopatologia, le diverse condizioni di rischio, la presentazione clinica e da ultimo alcune sindromi, potenzialmente letali e correlate all’annegamento stesso.
Il nostro obbiettivo finale è la possibilità che questo lavoro possa contribuire ad affrontare con maggiore consapevolezza il mondo della balneazione e soprattutto a ridurre il numero di vittime da sommersione-annegamento.

Riassunto

La morte per annegamento ammonta, secondo i dati della World Health Organization (WHO), a circa 400.000 casi / anno nel mondo; si verifica principalmente nelle aree in via di sviluppo, dove è la prima o seconda causa di morte per la fascia di età da 5 a 14 anni.
In Italia, dopo un decremento significativo registrato a partire dagli anni ’60 e fino al 1995, il numero delle morti per annegamento è stabile attorno alle 400 vittime/anno.
Questo lavoro ha lo scopo di definire, alla luce delle evidenze in Letteratura internazionale, i fattori di rischio, le modalità di accadimento, la fisiopatologia, gli aspetti clinici e le sindromi correlate all’evento sommersione-annegamento.
La rivisitazione e la condivisione di questi elementi può contribuire a migliorare l’approccio all’annegamento soprattutto in ottica di previsione e prevenzione, secondo le indicazioni più recenti emesse dalla WHO.
Parole chiave: Annegamento, sommersione, sincope, fisiopatologia, nuoto, tanatologia.

Premessa
Il rapporto dell’uomo con l’elemento idrico è antichissimo. L’approccio al mare, ai laghi e ai corsi d’acqua, giustificato dapprima dalle necessità alimentari (la cattura del pesce) è divenuto nel tempo più solido, per l’affermarsi della navigazione, delle tecnologie e in generale della conoscenza.
L’uomo, nel tempo, ha gradualmente sperimentato la possibilità di galleggiare e di muoversi in acqua, ma anche il senso di benessere psicofisico che l’acqua (e l’ambiente marino in particolare) possono offrire. Per contro il pericolo di morte per annegamento è stato fin da subito evidente.
Oggi la situazione è mutata. nuoto è riconosciuto come valore naturale di una popolazione che vede il proprio habitat costituito per il 75% dall’acqua, poiché tale è la percentuale dell’elemento idrico sulla superficie del globo terrestre. Il nuoto è anche disciplina sportiva e, più in generale, è oggetto di approfonditi studi di fisiopatologia medica. L’annegamento, tuttavia, rappresenta ancora oggi una causa importante di mortalità, contando circa 400.000 decessi l’anno in tutto il mondo (400 in Italia). Una rivisitazione tecnico-scientifica della sindrome da sommersione-annegamento è quindi importante e può costituire un passo essenziale nella strategia di prevenzione, controllo e trattamento di un evento, l’annegamento, ancora così rilevante.

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Morfologia costiera e rischi nella balneazione

Morfologia costiera e rischi nella balneazione

Enzo Pranzini (1,2)

(1) Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze. Via Micheli 6, 50121 Firenze.
(2) GNRAC – Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero. Email: epranzini@unifi.it

Premessa e Introduzione dell’Autore

Essendo un pessimo nuotatore, per giunta costretto per lavoro ad entrare spesso in mare, ho capito presto che è bene conoscerlo. Gli studi sulla dinamica delle sabbie, sull’erosione costiera e sulle tecniche di difesa dei litorali non mi hanno aiutato quanto l’andare sulla spiaggia con chi la sapeva leggere. Si, leggere la spiaggia e il mare è una cosa che si deve imparare, e più si legge e più s’impara.

In questo articolo ho cercato di trasferire quei metodi per interpretare l’umore del mare, identificare i pericoli nascosti nella costa e i comportamenti da adottare, che mi sono stati insegnati proprio sulla spiaggia.

I miei figli si sentivano derisi dagli amici quando, prima di entrare nell’acqua, guardavano bene come frangevano le onde per capire se vi fosse una rip current. Ora, quelli stessi amici lo spiegano ad altri.

Non ho potuto insegnargli a nuotare, ma almeno hanno imparato a riconoscere i pericoli!

Riassunto

Le spiagge, non solo presentano caratteristiche morfologiche diverse per la differente esposizione al moto ondoso e la varietà delle dimensioni dei sedimenti che le costituiscono, ma cambiano anche continuamente la propria forma al variare delle condizioni meteomarine. Anche la spiaggia che conosciamo meglio può assumere forme o essere soggetta a processi inattesi. Le irregolarità del fondale possono mettere in difficoltà i nuotatori meno esperti, mentre le rip current costituiscono un pericolo a cui neppure i più esperti possono ritenersi non esposti. Molti incidenti avvengono per la scarsa conoscenza di questo ambiente, dei processi che lo modellano e dei pericoli che esso presenta.
Parole chiave: turismo balneare, morfologia della spiaggia, barre, rip current.

Premessa
La “vacanza al mare” è considerata la vacanza per eccellenza dalla maggior parte degli italiani che nei mesi
estivi si affollano sulle nostre coste. A questi si uniscono molti turisti stranieri che trovano nei nostri mari motivazione principale, o accessoria a quella culturale o gastronomica, per un loro soggiorno in Italia. É così che lungo i circa 7466 km di litorale si registrano oltre 600 milioni di presenze all’anno, la maggior parte delle quali concentrate sulle coste basse, ossia su 3951 km (Fig. 1).
A fronte di un così elevato numero di persone esposte ai rischi che la frequentazione delle coste comporta, l’impegno delle istituzioni e degli operatori privati del settore per l’incremento della sicurezza dovrebbe essere ai massimi livelli. É quindi necessario perfezionare e rendere ancor più capillare su tutte le coste il sistema di prevenzione e di salvamento che già oggi costituisce un elemento distintivo dell’offerta turistico-balneare italiana. Tutto ciò non raggiungerà gli obiettivi sperati se non sarà accompagnato da una crescita culturale dei frequentatori dei litorali che si estenda a tutte le tematiche coinvolte, da quelle mediche, a quelle normative e – altrettanto importante – dalla conoscenza della morfologia e della dinamica dei litorali, ossia dell’ambiente in cui ci si addentra (McCool et al., 2008). É certo infatti che una maggiore conoscenza dei pericoli presenti potrebbe ridurre enormemente gli incidenti connessi all’uso turistico della fascia costiera. I fattori di rischio sono in realtà limitati e facilmente identificabili, in particolare quelli “morfodinamici” (Short, 1999), tanto che un programma volto all’aumento della sicurezza può dare risultati consistenti con risorse economiche e tempi limitati. Infatti, spesso basterebbe che i bagnanti fossero ben consci dei pericoli presenti nell’ambiente costiero ed assumessero comportamenti responsabili, ma in Italia la considerazione data alla sicurezza non sembra molto elevata. Fra i “Big fives”, ossia i cinque elementi che sulla base di 4000 interviste fatte in diversi paesi del mondo, sono apparsi come i più importanti nella scelta di
una destinazione turistico-balneare (Acqua pulita, Spiaggia pulita, Servizi, Paesaggio e Sicurezza; Fig. 2) (Williams, 2011), solo il 6% bagnanti italiani attribuisce alla Sicurezza un’importanza prioritaria (Simeoni et al., 2017), mentre in altri paesi è considerata assai più importante. I tratti di litorale sabbioso possono svilupparsi per diversi di kilometri collegando le varie foci fluviali che li alimentano, oppure estendersi per poche decine di metri all’interno di piccole baie; talvolta l’arenile è confinato fra opere di difesa costiera che possono diventare l’elemento prevalente di quel determinato settore costiero.

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Monitoraggio delle qualità ambientali delle spiagge da drone

Monitoraggio delle qualità ambientali delle spiagge da drone

Lorenzo Rossi (1,2), Irene Mammì (2)
(1,2) Geocoste Snc. Via Corsi 19, 50141 Firenze. Email: lrossi@geocoste.com
(2) GNRAC – Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero, Corso Europa, 26 – 16132, Genova. Email: irenemam3@gmail.com

Riassunto

I metodi di rilievo basati su immagini acquisite da UAV (Unmanned Aircraft Vehicle), o più comunemente droni, sono oggi le tecniche più usate per la produzione dei modelli digitali del terreno (DTM) e le ortofoto derivate. In questo lavoro si riportano i risultati di alcune indagini sperimentali per il monitoraggio ambientale costiero utilizzando un drone economico ed altri sensori come una sonda di torbidità. Le applicazioni riguardano la mappatura dei rifiuti spiaggiati e la valutazione della torbidità delle acque durante i dragaggi. La metodologia proposta mostra che il drone può diventare un utile strumento per programmi di monitoraggio di aree costiere in ambienti sensibili.

Parole chiave: UAV, drone, monitoraggio ambientale costiero, torbidità, dragaggi, rifiuti.

 

Premessa

Le attività di monitoraggio, valutazione, rendicontazione e gestione sono componenti essenziali di ogni efficace politica di protezione costiera (Day, 2008). A tale scopo, le immagini ad altissima risoluzione ed i DTM (modelli digitali del terreno) sono tipologie di dati sempre più utilizzati nei monitoraggi degli ambienti marini (Klemas, 2015) costituendo importanti risorse sia per gli studi di gestione integrata delle zone costiere (ICZM) sia per scopi ambientali o per la sicurezza della balneazione. Oggigiorno, questi dati sono acquisiti principalmente da sistemi LiDAR, con la fotogrammetria da drone (Papakonstantinou et al., 2016) e attraverso il telerilevamento satellitare.
La fotogrammetria da drone, spesso indicata anche con SfM (Structure from Motion), presenta, però vantaggi come la copertura completa delle aree d’interesse con un’elevatissima precisione o la capacità di fornire rapidamente immagini ad alta risoluzione spaziale unite ad un alto grado di flessibilità operativa (Nex e Remondino, 2011) ed al costo contenuto. In particolare, in campo ambientale, gli ecologisti richiedono dati raccolti a risoluzioni spaziali e temporali appropriate per descrivere i processi e per la ricostruzione degli habitat.
I droni, oltre ad essere sistemi a basso costo, sono facilmente trasportabili e in grado di raccogliere dati in breve tempo e l’utilizzo di tecniche SfM da bassa quota è aumentata soprattutto grazie allo sviluppo di queste piattaforme aeree (Yang Chao et al., 2010).
Le applicazioni sono diverse come nell’agricoltura di precisione, nell’archeologia o per il monitoraggio terrestre e marino (Lucieer et al., 2014, Turner et al., 2016).
Nella zona costiera i rilievi da drone sono principalmente utilizzati per la ricostruzioni tridimensionale della spiaggia e delle opere di difesa (Gonçalves e Henriques, 2015), per il monitoraggio della linea di riva e dei primi fondali (Mammì et al,. 2017) o degli habitat emersi o sommersi (Ventura et al., 2018).
Il fine di questo studio è stato quello di effettuare una prima valutazione dei potenziali di questa metodologia rivolti ad alcune attività di monitoraggio ambientale costiero, in particolare valutare se le immagini acquisite da un drone potrebbero diventare strumenti utili a supporto della gestione costiera. A tale scopo è stato utilizzato e valutato un approccio scientifico interdisciplinare attraverso l’uso di tecniche SfM, del rilievo topografico con GPS, Side Scan Sonar e di una sonda per la misura della torbidità.
Sono stati rilevati ed analizzati i dati su due aeree costiere situate presso il delta del fiume Ombrone (GR), alla foce del fiume Magra (SP) e su una spiaggia dell’Isola d’Elba (LI). Sulla prima è stata sperimentata un’applicazione per il monitoraggio dei rifiuti in spiaggia, sulla seconda lo studio è consistito nella mappatura della torbidità causata dall’attività di dragaggio, mentre all’Isola d’Elba è stato eseguito un rilievo geomorfologico del fondale marino per la mappatura della Posidonia oceanica.

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