L’annegamento: fisiopatologia e realtà attuale
L’annegamento: fisiopatologia e realtà attuale
Alfredo Rossi(1) e Paolo Curato(2)
(1) Direttore Generale Sanitario – Società Nazionale di Salvamento, Genova. Email: selika2@libero.it
(2) Fabio Curato: Comitato Medico-Scientifico– Società Nazionale di Salvamento, Genova. Email: paolocurato@libero.it
Premessa e Introduzione degli Autori
La Medicina, per essere efficace, non può prescindere dall’aggiornamento continuo al fine di garantire le migliori tecnologie e le più attuali soluzioni terapeutiche.
In quest’ottica abbiamo voluto “rivisitare” il tema dell’annegamento che, a nostro parere, viene troppo spesso affrontato (perfino nella definizione) in modo parziale se non in certi casi contraddittorio.
Vengono quindi analizzate le definizioni, la fisiopatologia, le diverse condizioni di rischio, la presentazione clinica e da ultimo alcune sindromi, potenzialmente letali e correlate all’annegamento stesso.
Il nostro obbiettivo finale è la possibilità che questo lavoro possa contribuire ad affrontare con maggiore consapevolezza il mondo della balneazione e soprattutto a ridurre il numero di vittime da sommersione-annegamento.
Riassunto
La morte per annegamento ammonta, secondo i dati della World Health Organization (WHO), a circa 400.000 casi / anno nel mondo; si verifica principalmente nelle aree in via di sviluppo, dove è la prima o seconda causa di morte per la fascia di età da 5 a 14 anni.
In Italia, dopo un decremento significativo registrato a partire dagli anni ’60 e fino al 1995, il numero delle morti per annegamento è stabile attorno alle 400 vittime/anno.
Questo lavoro ha lo scopo di definire, alla luce delle evidenze in Letteratura internazionale, i fattori di rischio, le modalità di accadimento, la fisiopatologia, gli aspetti clinici e le sindromi correlate all’evento sommersione-annegamento.
La rivisitazione e la condivisione di questi elementi può contribuire a migliorare l’approccio all’annegamento soprattutto in ottica di previsione e prevenzione, secondo le indicazioni più recenti emesse dalla WHO.
Parole chiave: Annegamento, sommersione, sincope, fisiopatologia, nuoto, tanatologia.
Premessa
Il rapporto dell’uomo con l’elemento idrico è antichissimo. L’approccio al mare, ai laghi e ai corsi d’acqua, giustificato dapprima dalle necessità alimentari (la cattura del pesce) è divenuto nel tempo più solido, per l’affermarsi della navigazione, delle tecnologie e in generale della conoscenza.
L’uomo, nel tempo, ha gradualmente sperimentato la possibilità di galleggiare e di muoversi in acqua, ma anche il senso di benessere psicofisico che l’acqua (e l’ambiente marino in particolare) possono offrire. Per contro il pericolo di morte per annegamento è stato fin da subito evidente.
Oggi la situazione è mutata. nuoto è riconosciuto come valore naturale di una popolazione che vede il proprio habitat costituito per il 75% dall’acqua, poiché tale è la percentuale dell’elemento idrico sulla superficie del globo terrestre. Il nuoto è anche disciplina sportiva e, più in generale, è oggetto di approfonditi studi di fisiopatologia medica. L’annegamento, tuttavia, rappresenta ancora oggi una causa importante di mortalità, contando circa 400.000 decessi l’anno in tutto il mondo (400 in Italia). Una rivisitazione tecnico-scientifica della sindrome da sommersione-annegamento è quindi importante e può costituire un passo essenziale nella strategia di prevenzione, controllo e trattamento di un evento, l’annegamento, ancora così rilevante.